La fine degli imperi coloniali e la nascita degli Stati indipendenti hanno trasformato il Novecento. "Storia della decolonizzazione" di Dane Kennedy, edito da Il Mulino, analizza le guerre imperiali, le crisi politiche ed economiche e l'ondata di rifugiati che hanno segnato la creazione di nuovi Stati.
Storia della decolonizzazione (cover)
Nel 1945, l’ONU contava 51 membri, un numero che rifletteva la realtà politica del mondo di allora: un dominio coloniale che aveva radici profonde in Europa e si estendeva su gran parte del pianeta. Oggi, a distanza di 80 anni, l’ONU è composta da 193 nazioni. In questa straordinaria evoluzione numerica si racchiude uno dei fenomeni più significativi della seconda metà del Novecento: la fine degli imperi coloniali e la nascita di nuovi Stati indipendenti. Questo processo di decolonizzazione è il cuore pulsante del libro Storia della decolonizzazione di Dane Kennedy, tradotto in italiano da Giuseppe Balestrino e pubblicato da Il Mulino.
Kennedy, storico e docente di Relazioni internazionali alla George Washington University, offre un’analisi completa e accurata di come il mondo contemporaneo si sia formato, intrecciando in modo sapiente gli aspetti politici, sociali ed economici di un fenomeno che ha cambiato radicalmente la geopolitica mondiale. Nel libro, lo studioso americano racconta come la fine degli imperi coloniali abbia portato a conflitti violenti, crisi economiche, instabilità politica e a una massiccia ondata di rifugiati, il tutto accompagnato dalla lotta per la creazione di nuovi Stati nazionali.
Storia della decolonizzazione di Dane Kennedy offre insomma una riflessione profonda su come la fine degli imperi coloniali abbia trasformato il mondo contemporaneo, segnando un punto di svolta nella storia del Novecento e sottolineando l’importanza di comprendere le sue complesse implicazioni per affrontare, alla luce dei recenti conflitti e dei rigurgiti “neoimperialisti”, le sfide politiche ed economiche attuali e future. (La redazione)
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