Le perplessità e le apprensioni suscitate dall’ascolto di Bring On Happiness (EP del 2005) sono purtroppo destinate a prendere il sopravvento con l’uscita di questa terza prova di Lindsay Anderson e Joseph Costa. Different Days – primo lavoro sulla lunga distanza pubblicato per l’Hefty Records di John Hughes (aka Slicker) – è difatti un album che convince a metà, dando l’impressione di ostentare un cambiamento di direzione piuttosto forzato, poco incline alla reale natura della formazione di Chicago. Sensazioni che affiorano ascoltando Sleepless night e There is no, brani permeati da melodie anestetiche, elettroniche capziose e parti cantate (quelle di Lindsay) non sempre all’altezza delle aspettative. Seguono più o meno le stesse parabole la title track e Bring on happiness che abbondano di arrangiamenti glitchosi e pleonastici, frutto di una ricercatezza calcolata e poco personale (in alcuni momenti sembrano una copia dei Portishead meno avvincenti). Spiragli di piacere, tuttavia, possono essere ravvisati nelle destrutturazioni alla Telefon Tel Aviv di A Day between e Morning disaster (non a caso il produttore è proprio Joshua Eustis dei T.T.A.). Suscitano invece particolare entusiasmo le acustiche e i refrain di So surprise, gli ambienti post-progressive di Mail bomb e le arie da camera di It follows me around, gli episodi migliori di un disco che, tutto sommato, piace ma che non buca. E se mi è consentito scegliere, preferisco (i) L’Altra nelle dimensioni incantevoli di Music of a Sinking Occasion (2000) e in quelle sublimi di In The Afternoon (2002). Questi, per Joseph e Lindsay, sono davvero giorni diversi. (Luca D’Ambrosio)
Questa recensione è stata pubblicata su ML – n. 7 del 26 aprile 2005