Sono trascorsi diciannove anni da quel sorprendente esordio firmato Tindersticks che mescolava romanticismo e atmosfere cupe e malinconiche con la voce di Stuart A. Staples così incredibilmente calda e profonda. Pop da camera grondante di passione che nel giro di due anni avrebbe condotto la formazione di Nottingham a realizzare un altro degnissimo seguito che, addirittura, riuscì a guadagnarsi un’inaspettata tredicesima posizione nella Uk Chart Album. Vennero poi altre due meraviglie come la colonna sonora Nénette et Boni del 1996 e Curtains del 1997 e, a seguire, una serie di lavori discografici che, tra alti e bassi, riuscirono a mantenere viva l’attenzione degli estimatori attraverso un mix di sonorità ricercate ed eleganti che, all’occorrenza, sapevano rivelarsi oscure e nostalgiche. Come del resto quest’ultimo lavoro intitolato The Something Rain che racchiude brani ipnotici e caliginosi capaci, in diversi passaggi, di mettere in luce melodie raffinate e dalle inclinazioni avanguardistiche. È il caso di Chocolate, lunga nenia iniziale scritta dal tastierista David Boulter, oppure della frenetica e ossessiva Frozen che si agita tra sperimentazione, elettronica e tocchi jazz. C’è poi This Fire Of Autmn, un pezzo a metà strada tra soul e avant-pop, ma sono le sensuali Come inside e soprattutto Show Me Everything i pezzi più riusciti del disco. Due passaggi davvero affascinanti dove l’espressività canora di Stuart A. Staples è degna del miglior Leonard Cohen. (Luca D’Ambrosio)
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