Mi innamorai del teatro di Eduardo De Filippo tantissimi anni fa. Era un pomeriggio di fine anni ’70 e io da qualche anno avevo imparato a leggere e scrivere. Ricordo che ero in cucina alle prese con una lunghissima sequela di compiti. Ero stanco e annoiato, e tutto intorno a me sembrava immobile e privo di senso. Poi, improvvisamente, l’idea rivoluzionaria: approfittare dell’assenza della nonna per accendere quel nostro vecchio televisore valvolare posizionato proprio lì, nell’angolo della cucina. Click! Il tempo di qualche minuto ed ecco fatto. Credo fosse il secondo canale della RAI, e come d’incanto rimasi affascinato dalla potenza evocativa del linguaggio e delle immagini in bianco e nero di Natale in casa Cupiello. Da quel momento in poi fu una scoperta dopo l’altra: Il cilindro, Le voci di dentro, Quei figuri di tanti anni fa, Uomo e galantuomo, Questi fantasmi!… Una commedia più bella dell’altra che mi portarono ad amare il caro e vecchio Eduardo che oggi, a 30 anni dalla sua morte, ho voluto ricordare così. Grazie, Maestro. (L.D. – Scritto il 31.10.2014)