È la prima volta a Roma di Jonathan Wilson, cantautore e produttore americano che, dopo l’acclamato Gentle Spirit del 2011, giunge all’Auditorium Parco della Musica per presentare il suo ultimo lavoro in studio intitolato Fanfare (2013). Ad accoglierlo c’è una sala Sinopoli gremita ma soprattutto un pubblico attento e partecipe, come accade spesso da queste parti. E Wilson sembra avvertirlo fin dalle prime battute, lasciando subito spazio alla musica e concedendo ben poco al dialogo, forse anche per una timidezza di fondo. Così, tra il solito e ripetuto ringraziamento a fine canzone e un sincero apprezzamento sull’acustica e l’estetica del luogo, a farla da padrone è la sua ultima fatica discografica che il musicista statunitense riesce a eseguire ottimamente anche dal vivo, grazie alla complicità e alla bravura di una band impeccabile (su tutti il batterista Richard Gowen). E, tranne qualche picco di volume fuori controllo, quel che viene fuori è un concerto appassionante che in un vortice di psichedelia, folk e progressive ci trasporta in un immaginario musicale che unisce i Pink Floyd a Neil Young & Crazy Horse. Insomma, Jonathan Wilson realizza un viaggio sonoro negli anni ’70, tra l’Inghilterra e la west coast americana, che passa in rassegna l’intero arco costituzionale della popular music dimostrando, oltretutto, di essere non solo un autore di talento ma anche un bravissimo chitarrista. E questa sera le persone accorse ad ascoltarlo ne sono consapevoli una volta per tutte, a tal punto da richiedere a gran voce una canzone fuori scaletta. È Love to love, e il buon Jonathan non vuole affatto deluderle. La esegue in maniera coinvolgente portando a termine, nel giro di qualche altro pezzo, una serata che difficilmente dimenticheremo. (L.D. / Roma, 12 aprile 2014)