La verità è che sono cresciuto soprattutto con la musica pop degli anni ‘60. E quelli che vedete nella foto in alto sono alcuni dei 45 giri che da bambino ascoltavo con il mangiadischi portatile dei miei genitori.
Era di un colore verde intenso e ogni volta che inserivo un disco mi sentivo al settimo cielo.
Spesso, d’estate, quando ero in vacanza sul balcone di casa, facevo finta di essere un cantante beat. Anzi, ero il Re del beat italiano.
Graziosa Utopia è sicuramente uno dei più bei dischi italiani del 2017 finora pubblicati. Un lavoro in cui Edda mette a nudo i suoi sentimenti e il suo romanticismo rivelando, ancora una volta, tutta la sua fragilità di uomo e di artista.
Un album pop/rock che racchiude dieci bellissime canzoni d’amore che emozionano e danno forza attraverso un linguaggio crudo e diretto come solo l’ex Ritmo Tribale riesce a fare. Un linguaggio intriso di poesia ma spesso esasperato e spigoloso, capace di bucare gli stomaci più forti e allo stesso tempo di sciogliere i cuori più algidi.
L’impressione che si ha ascoltando ogni volta Edda è che spinga tutto oltre i confini della normalità, quantunque il suo atteggiamento appaia quasi sempre discreto e conformista. E forse è questo il segreto della sua oscura bellezza: andare oltre i propri limiti per poi eclissarsi.
Lo fa inconsapevolmente, per istinto, per natura, e lo si può intuire fin dal suo modo di cantare che va oltre le proprie possibilità ma che affascina e scuote le coscienze di chiunque lo ascolti. Probabilmente la sua è una sfida. Una sfida contro l’umanità, contro se stesso, contro le solite cose, oppure è semplicemente una graziosa utopia. (Luca D’Ambrosio)