Non è nostro costume farci circuire dalla magnanimità di talune etichette discografiche, ma questo CD appena recapitatoci dalla Records Kicks di Milano ci ha alquanto sorpresi. Non tanto per l’originalità dei brani contenuti, – in fondo trattasi di episodi soul funk che si cingono di misture sonore boogaloo & rhythm’n’ blues -, quanto per la qualità di ognuna delle tracce selezionate dal bravo e avveduto Nicolò Pozzoli che mette insieme, giustappunto, sessanta minuti di canzoni per l’anima e soprattutto per il corpo. Sono diciassette i brani racchiusi in questo secondo volume di Soulshaker (titolo davvero azzeccato), tutti all’insegna di un sano revival “black” che non smette mai di entusiasmare. Sonorità vivaci e allo stesso tempo vellutate che si diffondono attraverso una miscela di passaggi davvero originali ed elettrizzanti che fanno pensare a Curtis Mayfield, ad Aretha Franklin, a Marvin Gaye, a Ike Turner, ai Parliament, ai Temptations, agli Isley Brothers e a tanti altri ancora. In questa nuovissima compilation c’è un po’ tutta la musica che, più di ogni altra, ci piace ascoltare ma anche ballare, e il merito lo dobbiamo, in particolar modo, a formazioni come Voodoo Trombone Quartet con Your pleasure is our pleasure, vibrante e intenso solco apripista che lancia subito le coordinate latin/blues/twist dell’intero disco, e come Sharon Jones & The Dap Kings che con Just Dropped In (To See What Condition My Condition Was In) sfoggia coiti di natura soul pop. Un album intenso e vibrante che, senza dubbio, rallegrerà le vostre serate estive. Allora, prendete nota: Soulshaker Vol. 2 (… and you’ll feel fine!)
ML – UPDATE N. 12 (2005-06-13)
musica
Jason Anderson – New England (2004)
Conosciuto per essere il personaggio che si nasconde dietro lo pseudonimo di Wolf Colonel, progetto intrapreso a Portland nell’autunno del 1996,[1] Jason Anderson decide di uscire allo scoperto realizzando questo stravagante album di cantautorato alternativo, il primo a portare il suo nome. Un lavoro entusiasmante che evidenzia le capacità di autore e d’interprete del giovane musicista americano. Alla stregua di un Will Oldham meno cresciuto e più immediato, Jason dà vita a canzoni intime e popolari discostandosi da quelle prime elaborazioni pop/rock che parevano muoversi tra i Buffalo Tom e i Guided by Voices. New England è, infatti, un’opera dalle atmosfere raffinate (I swear I am), dai passaggi oscuri e malinconici (I Want my summer back) e dalle intense ballate pianistiche (A book laid on its binding). Un disco che si fregia di memorie folk (Thanksgiving), di evoluzioni country/blues (Hold on e Christmas), di riverberi sixties (You fall) e, talvolta, anche di blandi stadi d’allucinazione (So long). Il tutto impreziosito dalle collaborazioni di Mirah e Phil Elvrum. Come un “beautiful loser” che narra le incertezze dell’umana esistenza, Anderson picchia forte sui tasti del pianoforte, accarezza le corde della chitarra e canta di miti che muoiono, di amori che finiscono e di passioni che nascono. Lui è l’amico “immaginario” che scrive di stelle solitarie, di albe raggianti e di tramonti infiniti. Momenti che fanno grande New England e, naturalmente, la vita d’ognuno. (Luca D’Ambrosio)
[1] AllMusic
Recensione pubblicata su ML – n. 11 del 31 maggio 2005